Le terre in cui sorge Villa Cavazza ed i relativi insediamenti facevano parte dell’enorme patrimonio che nel Medioevo possedeva l’Abbazia di Nonantola (Modena), le cui vaste proprietà si estendevano anche in Italia Centrale ed in Francia.
I territori di cui parliamo furono ceduti dai Re Longobardi alla ”Augusta Badia di S. Silvestro di Nonantola” intorno al 750 d.C.; successivamente nell'anno 776, Carlo Magno, re dei Franchi, con un atto redatto su di una pergamena tuttora conservata presso l’archivio Nonantolano ne conferma il diritto di proprietà. L’Augusta Abbazia, così come era definita nei rogiti, a sua volta concedeva con atti notarili ritrovati presso gli archivi dell’Abbazia stessa, una “Investitura” di un Livello (una sorta di affitto) per 99 anni, pari a tre generazioni, alle più importanti e nobili famiglie modenesi in cambio del versamento di un canone annuale.
L’investitura era una vera e propria cerimonia; qui di seguito si riporta quanto si può leggere in uno dei tanti atti notarili: “……colle clausole ad avere, tenere e possedere, dare e godere, migliorare e non deteriorare… mediante l’imposizione del Cappello nel capo del signor… in segno di vera concessione e reale tenuta, sotto gli infrascritti patti…. che si intenda e sia concessa alli medesimi e non solamente per essi loro ma ancora per loro figli e discendenti maschi legittimi e naturali fino alla terza generazione e in mancanza di questi per le figlie e i nipoti femine come sopra in tutto e per tutto….”
Il sistema delle investiture, e quindi la proprietà della Abbazia di Nonantola su queste terre, è proseguita con continuità per circa milleduecento anni fino al 1936, anno nel quale una legge speciale permise il riscatto della proprietà da parte delle famiglie in quel momento “investite”.
Nel passato questa investitura è stata concessa a famiglie modenesi tra le più note, quali i marchesi Molza, i marchesi Castelvetri e i nobili Cavazza.
L‘aspetto architettonico attuale della Corte è dovuto ad una trasformazione, effettuata tra la fine del ‘700 ed i primi dell’ ‘800, dai membri della famiglia Cavazza, ultimi proprietari assoggettati ad “investitura”. La famiglia, che aveva aumentato notevolmente le proprie ricchezze grazie anche al commercio del grano, essendo fornitori degli eserciti francesi durante le campagne di Napoleone in Italia, ampliò le strutture preesistenti adattandole alle rinnovate esigenze.
Il nucleo originario, certamente molto antico, era più ridotto di quanto appaia oggi e risale a quel sistema di organizzazione carolingia del territorio basato sulle curtes: un insieme di fabbricati fortificati posti al centro di grandi aziende agricole.
La struttura ha sempre avuto la caratteristica architettonica di essere una corte chiusa: da qui il nome Corte della Quadra. La Quadra infatti è la costruzione centrale, chiamata comunemente dagli abitanti del luogo Palazzo della Quadra, Palazzo Cavazza ovvero Villa Cavazza. L’insieme è composto da tre corpi: la villa centrale e due fabbricati laterali, simmetrici e sormontati l’uno dalla torre dell’Orologio, l’altro dalla torre della Meridiana. I fabbricati con portici e ali laterali formano la corte che si apre di fronte alla villa.
La trasformazione architettonica, avvenuta sugli edifici precedenti, ha lasciato ben visibili ed integre parti più antiche: le sale a piano terra dell’Ala dell’Orologio e la parte dei portici sormontati dalle torri. Nella villa centrale, al primo piano, vi è un salone da ballo e da musica a doppia altezza, con balaustra, che ricorda quello maggiore del Palazzo Ducale di Modena. Il recente ed accurato restauro, durato oltre dieci anni, ha ripristinato il complesso immobiliare permettendone l’utilizzo per eventi pubblici e privati.